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La partecipazione attiva dei cittadini e il principio di sussidiarietà


La partecipazione attiva dei cittadini nel perseguimento dell'interesse generale trova il suo fondamento nel principio di sussidiarietà. Le radici sono da rintracciarsi nella cultura cattolica poiché la prima formulazione di tale principio la si deve attribuire a Papa Pio XI, riportata nell'enciclica sociale Quadragesimo Anno del 1939.


Vent'anni dopo Aldo Moro, ispirandosi a questa visione cristiana dell'amministrazione del potere politico dirà che “è il pluralismo sociale come conseguenza dell'insufficienza dello Stato a riassumere ed esaurire nel proprio schema il complesso dei rapporti sociali”. Se agiamo in una prospettiva di sussidiarietà circolare, lo schema che si basa sul paradigma bipolare (amministratore – amministrato) per Gregorio Arena, dobbiamo lasciarcelo alle spalle.


Con la recente formulazione dell'art. 118 della Costituzione, per dirla con le parole di Giuseppe Cotturri, si pone “la fine del monopolio dello Stato per il perseguimento dell'interesse collettivo”. Un obiettivo ambizioso ma che può essere raggiunto con l'impegno di tutti e con il coraggio delle amministrazioni locali. Il dibattito sul Servizio Civile Nazionale obbligatorio, di cui si parla nella Riforma del Terzo settore, vuole andare nella direzione di responsabilizzare in particolare i giovani a prendersi cura del contesto sociale in cui vivono e rappresenta solo una parte del “lavoro civico”.


Prendersi cura del verde creando dei veri e propri orti urbani, diventare “custodi” dei centri storici e dei monumenti, pulire le spiagge o le strade sono tutte attività che generano valore aggiunto. In questo modo si mantiene vivo il tessuto urbano. Se trent'anni fa sistemare un parco cittadino rappresentava un reato amministrativo oggi i Comuni sono chiamati dalla legge a favorire le iniziative di pubblica utilità pensate e messe in atto dai cittadini. Quello che è possibile vedere è una maggiore presa di coscienza da parte delle persone che abitano un luogo, potremmo perfino dire che è cambiata la cultura delle persone.


La Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789 all'art. 5 afferma: “la legge non ha il diritto di vietare che le azioni nocive alla società”; pertanto la sussidiarietà non deve essere interpretata come un modo per appaltare un servizio oppure un'usurpazione del potere a chi è stato democraticamente riconosciuto. “La fiducia riposta nei direttamente interessati” per Moro è lo strumento per umanizzare il potere ed è “garanzia del suo retto fine”.




A. Moro, discorso pronunciato a Milano il 3 ottobre 1959



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