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Perché chiamate questo spazio “Il diamante sociale”?


Il diamante sociale è un ossimoro che accosta qualcosa di estremamente duro, geometricamente ben definito e trasparente con il sociale cioè l’insieme delle radici culturali e delle relazioni interpersonali che si tramandano e si costruiscono attraverso la comunicazione tra gli individui e che, oggi, formano una società, definita liquida. L’altra ragione di questo titolo è per la sua rappresentazione geometrica di rombo, che riprende l’attuale sistema di welfare secondo il modello societario. In questo modello ritroviamo ai quattro vertici del diamante: lo Stato, il Mercato, il Terzo settore e la Famiglia. Esiste un legame tra questi quattro punti che genera un campo di forze e che permette a ciascuno di essi, singolarmente o insieme, di produrre benessere. Bisogna scongiurare che si verifichino due condizioni: che la protezione degli individui venga lasciata totalmente ad uno solo dei 4 attori, ma che ci sia una gestione integrata dei servizi; che lo Stato si ritrovi ad agire in forma residuale rispetto agli altri tre. L’obiettivo di questo spazio non è solo quello di intercettare i bisogni della gente, delle famiglie e di documentare come la politica stia cercando di dare loro delle risposte, vuole invece puntare a far conoscere la cultura del non profit e di diffondere il suo messaggio. L’auspicio più grande è quello di trasformare il terzo settore in oggetto culturale e di farlo entrare nel discorso comune della gente. In questo modo speriamo di stimolare la cittadinanza attiva e di aprire nuove finestre su un mondo del lavoro civico produttore di bene comune.

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Mathia Germanà
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